Il Sancrao o Sancrau è un piatto povero della tradizione piemontese, così tradizionale che a mia memoria è stato uno degli unici due modi in cui, fino alle scuole medie almeno, io sapessi si potesse mangiare il cavolo (l'altro modo è crudo in insalata con la bagna cauda, per la cronaca). Insomma talmente tipico che non mi è mai passato per la testa di cucinarlo...anche perché in genere ne vengo abbonamenti rifornita dalla mamma in modalità 'take away'...
Dal momento che però mi girava in frigo un cavolo cappuccio desideroso di far la sua parte, ho deciso di prendere il telefono e sentire il come/quanto in diretta dalla nonna. Bhè istruzioni ridotte all'osso 'prendi il cavolo, lo tagli, lo sbollenti, lo asciughi e lo passi in padella finché ti sembra cotto'...capisco che dopo 80 anni che una persona lo cucini lo faccia in automatico, ma essendo la mia prima volta l'ho sfiancata di domande stile interrogatorio (povera!). La nonna ha demolito due capisaldi della mia idea del Sancrao ovvero l'aceto e l'acciuga con le seguenti motivazioni:
'L'aceto, se vuoi, lo metti nel tuo piatto dopo che lo servi perché non a tutti piace e così può accompagnare pietanze diverse'...uhm democratica...
'C'è qualcuno che ci mette l'acciuga sì... Ma io non la digerisco per cui non l'ho mai messa!' ...uhm egocentrica...
Dal momento che uno dei miei obiettivi era di rifare i piatti della nonna così come li fa la nonna con i suoi sapori insomma, bhè mi son trovata in un bell'impiccio... Ho risolto salvando i 'principi' della ricetta senza snaturarla e aggiungendo almeno l'acciuga che, egocentricamente a mia volta, digerisco benissimo!!! : -)